C'è una cosa che non ti ho detto.
Papà, la bimba non è del reverendo.
Lo so.
Lo sai.
Papà, io voglio per lei una vita normale.
Ti aiuterò.
Papà io non posso.
Vado a
cercare suo padre.
Tu tieni la bimba, lui non la vuole e poi sta chiedendo di essere trasferito, tienila per
favore, lui non si opporrà.
Io torno.
GRAVI-DANZE
Quasi 20 anni da quando questa storia è iniziata, finirà? Dove ci porterà?
martedì 17 dicembre 2013
lunedì 16 dicembre 2013
ALLA DERIVA
Che io non la
amavo abbastanza.
Avevo perso la mia prima moglie e poi c'erano state tante donne.
La mia vita di artista alla deriva.
Però lei era diversa.
Ha visto il sole fra le nubi nei miei occhi.
Ma in questa casa aleggiavano troppi fantasmi.
E i sette bambini e il blu?
Era un quadro che avevo dipinto e nascosto.
Un testamento di dolore.
La lasciavo sola.
Avevo paura di perdere anche lei.
Avevo perso la mia prima moglie e poi c'erano state tante donne.
La mia vita di artista alla deriva.
Però lei era diversa.
Ha visto il sole fra le nubi nei miei occhi.
Ma in questa casa aleggiavano troppi fantasmi.
E i sette bambini e il blu?
Era un quadro che avevo dipinto e nascosto.
Un testamento di dolore.
La lasciavo sola.
Avevo paura di perdere anche lei.
domenica 15 dicembre 2013
FINZIONE
Tornò
a Tynstad dopo anni di assenza.
E sposò il pastore che sempre aveva cercato di
redimerla.
Si rintanò in piccoli rituali di solitudine, si aggrappò a parvenze
di normalità.
Il
pastore gioiva per la gravidanza, così immediata, un dono, finalmente lei si
sarebbe calmata.
E
lui? Dov'è?
Non mi può trovare perché sa solo il mio nome, non gli ho detto
nulla di me perché sapevo che mi avrebbe cercata.
Papà raccontami perché la
mamma è impazzita.
Dimmelo.
Lo voglio sapere.
Cosa è successo?
sabato 14 dicembre 2013
DALL'INFERNO
Lui ti amava.
Più di ogni altra vita al mondo diceva, con
quell'accento, le sue mani e quegli occhi d'inferno.
Per te avrebbe dato tutto, la vita se necessario,
come un cavaliere d'altri tempi.
Con quei suoi passi, quel suo voler essere invisibile,
i capelli neri quasi blu, quella musica di notti insonni e pioggia.
Tu mi hai salvato.
Con lui hai passeggiato sul precipizio del DOLORE.
Lui è mio padre.
Ormai è troppo tardi per tornare indietro lo sai.
Ma per te è troppo presto anche per andare avanti.
Che ne sarà di lui?
Sapevi che c'era qualcosa di diverso, che non potevi
controllare.
Lui ogni giorno dentro di te, sempre più a fondo.
Temevi che toccando il fondo ci trovasse il vuoto.
L'immenso buco nero creato dall'esplosione del tuo
cuore, millenni fa, eppure è solo una settimana.
Lui mi ha deposto dentro di te.
Forse, inconsciamente voleva.
Legarti a lui per sempre.
Forse non ce ne era bisogno.
venerdì 13 dicembre 2013
TO BE
Ti seguo e tu non lo sai
ancora.
Non mi senti, non ti accorgi di me.
Tu NON sei.
Perduta, mamma.
Non mangi e io ho fame.
Ti disperi e piangi col cuore.
Sono arrivata per
condividere il tuo dolore.
Sono giorni silenziosi per te.
Il silenzio non ti fa paura.
Non vorresti vedere nessuno, forse neppure lui.
Vorresti
che il tuo corpo svanisse, si facesse nebbia o cenere. Ma anche se tu ancora non lo sai
questo NON è più solo il tuo corpo.
Nella stanzetta al quarto
piano c'è una grande finestra. Tu non riesci quasi più a dormire.
La confusione
ti perseguita. Chiudi gli occhi e un vortice di incubi si impadronisce di te.
In piedi, nuda, al lato della grande finestra.
La città dorme.
Vorresti che qualcuno ti
vedesse, che ti desse una prova, col suo
stupore, della tua presenza, che non sei un fantasma, un'allucinazione.
Hai scelto questa vita per
fuggire ad altri legami, richiami, ed ora...
Le cinque di mattina.
Aria
immobile.
Guardi fuori dalla finestra con gli occhi fissi e sai che non ti
perdonerai mai per quello che stai per fare.
Sai di ME.
giovedì 12 dicembre 2013
FUORI E DENTRO
Cecilia
morì dopo sette anni.
D'un tratto decise la sua vita sarebbe stata di un
solo colore.
Il blu.
Indossava solo abiti blu.
Rifiutava ogni cibo che non
fossero mirtilli.
Gunther la osservava intimorito, a tratti
interessato, colpevole.
BLU.
Fece verniciare le pareti di tutte le stanze
dell'ultimo piano.
Tutt'uno con il cielo freddo e immobile del nord.
Non scendeva mai, se non di notte quando si
intrufolava nello studio di Gunther per rubare tubetti di colore, con cui
si dipingeva la pelle.
Poi
la situazione peggiorò.
Non le bastava essere blu all'esterno.
Mangiò azzurri,
blu e celesti per una notte intera.
Piombo, mercurio e cobalto.
Non ci fu nulla da fare.
Iscriviti a:
Post (Atom)